Macra di cHARta

Confini

Una Mostra di paesaggi intitolata CONFINI, se non è una stranezza è perlomeno una curiosità. Ma se ci si pensa bene, con quanti CONFINI (non necessariamente geografici) abbiamo a che fare nella nostra vita quotidiana, nei luoghi in cui viviamo, durante le ore di lavoro, nei nostri rapporti con gli altri?


I fotografi da sempre devono sottostare, nella realizzazione delle loro immagini, ai CONFINI DEL FOTOGRAMMA. L’inquadratura è quella: più ampia l’immagine se usi un grandangolare, più ristretta se usi un teleobiettivo, ma quelli del fotogramma restano CONFINI.


Quando si oltrepassa la frontiera si supera fisicamente un confine, il fotografo non può superare quello determinato dall’inquadratura: Il CONFINE FOTOGRAFICO può essere descritto come il rapporto tra quello che devo e voglio rappresentare e quello che voglio lasciare fuori dalla rappresentazione.


Oppure il CONFINE FOTOGRAFICO può essere visto come il punto da cui si fotografa, il punto dal quale si sta guardando. Nel momento in cui il fotografo scatta, si trova sul confine tra il suo interno e l’esterno: lui e l’osservazione del mondo.


Nelle case dove abitiamo esistono CONFINI: le pareti, le porte, gli automatismi: questi confini li abitiamo, sono abituali e quindi non sono dei problemi. Per il Fotografo questi CONFINI sono fonte di difficoltà ma anche di curiosità e spunti di interesse.


Essere sul CONFINE, come SULLA SOGLIA DI UNA PORTA , lou lindàl, è un modo fantasioso di negare che il confine esiste. È creare un rapporto tra interno e esterno o viceversa. Tra mondo interno e mondo esterno nella realtà e tra mondo interiore e mondo esteriore al proprio sentimento, al proprio modo di essere, di pensare, di vedere.


Il CONFINE è un concetto di spazio e di tempo. In fotografia per spazio si intende IL DENTRO E IL FUORI nel fotogramma, quasi come se fosse un NOI FUORI e UN LORO DENTRO.
IL CONFINE DEL TEMPO è la MEMORIA: è IL PRESENTE, ma anche IL FUTURO che la fotografia può ricordare, far vedere o prevedere in base al suo contenuto.


In questa Mostra sono presenti tanti di questi CONFINI: ci solo gli alberi, le colonne, le porte, le scale, ma sono confini per andare verso qualcosa, si evince anche che certi confini sono il DESIDERIO di CASA, di territorio, il BISOGNO DI UN SENSO, la necessità di un modo di vivere.


Le fotografie raccontano. Raccontano ciò che c’è di meraviglioso, ma anche lo strazio di ciò che nel tempo è andato perduto, ma è là dove avviene la perdita che nascono le speranze di rinascita.


Fotografare i luoghi ci dà la coscienza di trovarci sempre al confine tra conosciuto e ignoto...e nel contempo percepiamo la necessità e l’esigenza di un nostro luogo, di un nostro confine da cui vedere il mondo oltre.


Nelle fotografie di questi luoghi c’è la semplicità, c’è la naturalezza, c’è la malinconica dolcezza che esse emanano ed è con meraviglia che ci si sorprende a pensare di appartenere a quei luoghi. Un racconto elementare con immagini e parole semplici, quella semplicità che dà dignità alle cose, ai volti, alle case, ai sentieri, alle persone del luogo....immagini scritte per la gente di una Borgata di montagna... UNA BORGATA CHE RI-PRENDE FORMA PERCHE’ QUALCUNO LA OSSERVA.

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